La nigella sativa è una pianta conosciuta sia in Oriente che in Occidente fin dai tempi remoti. La medicina popolare tradizionale ne faceva ampio uso e questo è testimoniato da numerose fonti. Una fra tutte è il medico e filosofo arabo Avicenna, che la menziona nel suo "Canone della medicina". Qui la nigella ha funzioni antimicotiche, antiossidanti e antinfiammatorie importanti.
Oggi sappiamo inoltre che questa pianta della famiglia delle "ranunculaceae" è ricca di omega 3 (che fanno un'azione contenitiva dei trigliceridi e prevengono malattie cardiovascolari) e omega 6 (utile nel controllo del colesterolo così detto "cattivo").
Interessanti le considerazioni che ci riporta Giuseppe Donzelli nel suo Teatro farmaceutico dogmatico e spagirico (1677) che, citando Dioscoride e Pier Andrea Mattioli (umanista senese della prima metà del '500, noto per il suo commentario al "De materia medica" di Dioscoride, primo 'erbario' a noi pervenuto) sottolinea le proprietà della nigella e ci fa sapere che anticamente in Grecia uno dei nomi adoperati era Melanthion, (p.278)
Nel Journal of plant development sciences vol. 4 (1), leggiamo:
"Nel sistema tradizionale di medicina i semi di cumino nero sono efficaci contro tosse, bronchite, asma, cefalea cronica, emicrania, vertigini, congestione toracica, dismenorrea, obesità, diabete, paralisi, emiplegia, mal di schiena, infezioni, infiammazione, reumatismi, ipertensione e problemi gastrointestinali come dispepsia, flatulenza, dissenteria e diarrea. È stato anche usato come stimolante, diuretico, emmenagogo, lattagogo, antielmintico e carminativo, oltre che per ascessi, ulcere nasali, orchite, eczema e articolazioni gonfie. L'olio di semi è considerato come anestetico locale ". (https://www.researchgate.net/publication/268207519_Black_cumin_Nigella_sativa_L_-_a_review, trad. mia).